In occasione dell’uscita del singolo “SOTTO LA PIOGGIA”, la blogger e critica d’arte Giulia Quaranta Provenzano ha intervistato Fracasso. È possibile visionare il profilo IG del cantante cliccando su https://instagram.com/officialfracasso?igshid=MzRlODBiNWFlZA==
Ciao! Il 20 ottobre uscirà il tuo nuovo singolo intitolato “SOTTO LA PIOGGIA”, dunque ti chiedo subito quant’è autobiografico questo pezzo e con quale intenzione lo hai scritto e a breve lo farai uscire su tutte le piattaforme online disponibili. “Ciao Giulia! Il brano SOTTO LA PIOGGIA, a differenza degli altri miei singoli precedenti, non è autobiografico… del mio vissuto, c’è dentro ben poco. Ho scritto il testo di questa canzone con l’immagine fissa di una coppia che litiga, appunto, sotto la pioggia. Ho costruito un racconto immaginario nella mia mente, un po’ come se fosse un film, e da lì è nato il pezzo. In esso non vi ho posto e non è stato mosso da alcuna intenzione in particolare, è venuto alla luce semplicemente per il piacere personale che provo nello scrivere e nell’inventare storie”.
A quale età hai avuto la cosiddetta prima fidanzatina e che cosa ti aveva colpito immediatamente di lei, mentre che cosa hai imparato e ti sei reso successivamente conto di apprezzarne tanto da provare ora, come si evince dal brano “SOTTO LA PIOGGIA” – che ho ascoltato in anteprima, una qual certa nostalgia del vostro frequentarvi? “La mia prima fidanzatina l’ho avuta alla scuola superiore, ma il nostro frequentarci è durato poco… mi aveva colpito principalmente dal punto di vista estetico, mi piaceva molto il suo viso e il suo fisico più in generale. Non è tanto quello che ho imparato da tale rapporto, quanto proprio l’aver passato tanto tempo insieme a lei, ad aver creato in me una sensazione di nostalgia”.
Per quale motivo, in base a cosa hai ammesso direttamente per tua voce, vorresti che Rewind non fosse soltanto un tastino del telecomando di casa ma un vero e proprio tasto cliccabile nella vita reale? E, detto altrimenti, tu sei un tipo da “minestre riscaldate” e quindi credi nella possibilità dei “ritorni di fiamma” (magari persino con diverso esito rispetto al passato) oppure quando chiudi un capitolo ci sono motivazioni ben ponderate e stabili a monte (che, il più delle volte, ti impediscono di riaprilo)? “A mio dire, sarebbe bello se si potesse fare rewind nella vita reale… in modo tale da cambiare il passato e rendere il presente e il futuro migliori. Io, comunque, non credo nei ritorni di fiamma. Se decido di chiudere un capitolo della mia vita è perché sono convinto che non valga (più) la pena di tenerlo aperto… quindi, perché tornare indietro? Ho idea che sia da stupidi volere una minestra riscaldata, no?!”.
Hai dichiarato anche che <<(…) è proprio grazie al dolore che ci si sente nuovamente vivi>>. Ebbene, tu quale rapporto hai con la tristezza e con la malinconia e soprattutto – al di là del lato strettamente fisiologico – in che senso e sotto quale aspetto specifico è la sofferenza che ti fa comprendere di “non essere morto”? “Provo tristezza e malinconia ogni giorno, non ho mai capito bene il perché di ciò. A volte non ho infatti alcun motivo di essere giù di morale, ma il mio cervello è settato così e l’unica cosa che posso fare è aspettare che tale stato di insofferenza interiore mi passi… o, piuttosto, posso cercare di auto-convincermi che va tutto bene e che non ha senso che io abbia un pessimo umore. Penso anche che, quando stai bene per tanto tempo o quando sei spensierato, ti dimentichi di quanto sia bella la vita perché dai il tuo benessere per scontato. Quando soffri e quando passi un periodo no, invece, ti rendi conto di quanto stavi bene prima… realizzi tutto e dunque ne deriva una scossa di malessere che, automaticamente, ti fa sentire vivo”.
Nella coppia, tu come ti comporti e quale apporto positivo pensi di riuscire a trasmettere a una potenziale partner? Che cos’è invece quel qualcosa che, da parte tua, ti dà la sensazione di avere trovato la persona adatta a te e perciò con la quale condividere una maggiore intimità rispetto a una più superficiale convivialità? “Tendenzialmente, mi piace che entrambi si ascoltino l’un l’altra. Non mi piace cioè quando, nella coppia, uno dei due prevale sul partner… se siamo una cosa sola, io ti rispetto e non prevalgo su di te e tu dovresti fare lo stesso con me. Sinceramente, non so quale apporto positivo potrei trasmettere a una compagna ma la sicurezza sicuramente sì che la garantisco (se hai bisogno io ci sono e ci sarò sempre, se dico che <<Ti amo>> significa che non ti tradirò mai). Ogni volta che penso che una qual certa ragazza sia la persona giusta per me, alla fine, mi sbaglio. In realtà, quindi, ancora non ho capito cosa mi fa dire “lei” va bene e “quell’altra” no. Io guardo molto l’aspetto estetico tuttavia, in base al finora vissuto nei miei venticinque anni d’età, ho capito che probabilmente la persona giusta la si trova solo quando si guarda com’è dentro e non dalla sua esteriorità… migliorerò altresì su questo punto”.
Infine ti chiedo se tu hai idea che esista l’anima gemella e come, secondo quali attributi e termini, la intendi. Supponi inoltre che la vita degli esseri umani sia soggetta a predestinazione o no? “Secondo me, l’anima gemella esiste… ho visto tante coppie che sembrano perfette, persone che insieme si matchano proprio bene come se fossero state fatte appositamente l’una per l’altra. Purtroppo, a me questo non è mai successo – però rimane il fatto che penso che esistano delle simili affinità… magari non per tutti è possibile trovare l’anima gemella appunto e nondimeno, chissà, forse io un giorno la incontrerò. La predestinazione è un tema molto complicato, personalmente – date quelle che sono le leggi dell’Universo – ritengo che sia già tutto scritto nel nostro dna. Se prendiamo il mio caso, ad esempio, a me nessuno ha detto di fare musica… ma di colpo, a dodici anni d’età, senza sapere per quale ragione, ho avuto una pulsione che mi ha spinto proprio a voler fare musica (e ciò anche se non vi è alcuno che, nella mia famiglia, la fa e i miei genitori non mi hanno mai portato in una scuola musicale etc.). Ho iniziato questo mio attuale percorso artistico da solo, in camera mia, senza avere la benché minima nozione della materia. Una cosa così, io non me la so spiegare. Il mio di scrivere e cantare è stato un istinto, automatico, che ho inspiegabilmente avuto e sentito dentro me. Avrei potevo voler fare molte altre cose nella vita invece che incidere brani, eppure la mia testa ha scelto la musica… e se pertanto non fosse stata, questa mia, una scelta consapevole bensì qualcosa di già scritto nel mio nucleo cellulare: sarebbe predestinazione, giusto?!?” .
Di Giulia Quaranta Provenzano