Dumba Dischi presenta “Lazy Sea”, singolo d’esordio di Maju in uscita su tutte le piattaforme digitali e in radio il 14 marzo.
Maju è una cantautrice bolognese di stanza a Torino follemente innamorata delle lingue che considera “suoni e quindi musica”. “Lazy Sea” è un brano scritto nel 2022 in un periodo nomade della propria vita, trascorso alla ricerca di un luogo dove fare nido, senza però voler perdere la propria libertà di movimento. Nel brano, scritto in lingua inglese e prodotto da Giacomo Carlone, la voce vellutata di Maju si intreccia con sonorità dream-folk e influenze jazz.
ASCOLTA IL BRANO: https://bfan.link/dumbadischi-lazy-sea
“Sentivo addosso la pressione di una società che mi vuole sedentaria, ferma in un luogo e possibilmente lontana dai miei sogni più autentici: ‘così sarai un bravo consumatore’. Ma i sogni bussano ciclicamente e lottano per tornare.
In questo gioco di specchi mi sono sentita intrappolata e, guardandomi intorno, ho riconosciuto un’immobilità collettiva: un mare che non si agita ma che rimane fermo e pigro”. – Maju.
CREDITS
Autore e compositore: Maju
Voci e chitarra: Maju
Chitarra, basso acustico e coro di fiati (sax, flauto dolce e flauto irlandese) di Furio Bigi
Batteria di Giacomo Carlone
Produzione e arrangiamento: Giacomo Carlone e Maju
Mastering: Giovanni Versari
Registrato al Supermoon Studio di Milano
Copertina e foto: Lilia Carlone
BIOGRAFIA
“Qui Maju! Sono un’eclettica e adoro esserlo, anche se negli anni ho capito che probabilmente è perché sono un’indecisa cronica. Sono bolognese, ma per fortuna senza cadenza, viaggio molto e ho vissuto in molti luoghi. Mi sento piuttosto selvatica. Nata e cresciuta nella musica fin dal grembo materno, ho esplorato, ricercato e riconosciuto il mio suono. Più di ogni altra cosa, canto il mondo attorno a me (imito e riproduco qualsiasi suono, da sempre: sempre). Scrivo canzoni, o forse sono loro che scrivono me. Sono consapevole del mio essere frammentario e cerco di essere sempre quello che mi va, quando mi va. Tutto ciò che ho fatto, come studi ed esperienze, l’ho fatto per conoscermi meglio nei diversi frammenti. Vale lo stesso quando scrivo canzoni: mi raccontano e ricordano chi sono e che cosa provo. Perché scrivo soprattutto in inglese? Perché sì. Prima o poi lo spiegherò bene, once and for all!” – Maju
Maria Giulia Mapelli (in arte Maju) nasce a Bologna, figlia di madre cantautrice.
Fin da piccola, inizia a comporre i suoi primi demo (che in realtà saranno cover delle canzoni della madre), studia coro, pianoforte, violino e chitarra. La voce la scoprirà per ultima, verso i 19 anni, quando si trasferisce a Berlino, dove inizia a sperimentarla su progetti elettronici. Inizierà il conservatorio di canto jazz, per poi interromperlo.
Fino a una bella rottura di cuore, non inizia a comporre: eccola che arriva nel 2019.
Da lì, Maju ha iniziato con le sue prime composizioni e non si è più fermata: un fiume in piena di tutto ciò che avrebbe sempre voluto saper trascrivere in melodie e testi, ma che (forse anche un po’ per confronto) non aveva mai provato a fare. Dal 2019 al 2022, vaga, prova, sperimenta, sbaglia, ricerca voracemente la propria identità musicale, si “covidda”, vive a pieno la sua ecletticità, approfondendo il teatro e la danza trasferendosi a Torino. Fa Busking, organizza corsi di orecchiette in Puglia e va in cerca di collaborazioni e del giusto produttore.
Nel 2022, anno catartico, Maju scrive quelle che saranno cinque delle canzoni dell’EP, e una nuova-vecchia voce la porta a trovare il produttore che cercava da tempo. Nell’ottobre del 2022, inizia a registrare la sua musica con Giacomo Carlone, produttore, compositore e batterista (collaborazioni con Angelica, Dada Sutra, Laila al Habash, Riccardo Sinigallia, Mombao e tante altre) nello studio Supermoon Studio di Milano.
La sua creazione musicale si conferma essere un meccanismo per conoscersi e comunicare. Da sempre molto facilitata nelle lingue (dice: “Le lingue sono suoni, e quindi musica”), Maju parla e compone in diversi idiomi, anche se soprattutto in inglese, e traccia melodie che sembrano aver viaggiato nel mondo per poi ritrovarsi in un’unica voce, intima ma universale, molto nordica ma con richiami del Sud, eterea e radicata. Questo la porta a raggiungere orecchie e cuori di età e gusti molto eterogenei. Con Maju si aprono paesaggi sonori che ci trascinano su mari calmi e burrascosi, verso le terre di nessuno, e quindi di tutti.
Nella produzione dell’EP d’esordio, che vedrà luce prima dell’estate 2025, la ricerca delle radici e la voglia di evadere si traducono nella scelta di due componenti principali: ritmica (radici) e melodica (movimento), il tutto immerso in sovrapposte melodie e voci armonizzate.
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Ufficio stampa Seututto Press