martedì, 28 Gennaio, 2025

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Intervista su Radio City light agli UNCLE MUFF che ci presentano il loro nuovo album dal titolo “ADRIFT”

In occasione dell’uscita del loro nuovo album “Adrift”, abbiamo avuto l’opportunità di intervistare gli Uncle Muff.

Ecco cosa ci hanno raccontato sul processo creativo e le ispirazioni dietro il loro ultimo lavoro discografico.

 

INTERVISTA

Grazie per essere qui oggi. Prima di tutto, vorrei chiedervi di cosa tratta il vostro nuovo album “Adrift”. Come definireste l’essenza di questo progetto?
Grazie a voi! L’essenza dell’abum “Adrift” direi che è da ricercare nell’inconscio, nel respiro del sogno e in quello delle onde del mare. Tutto l’album ha un carattere onirico e un’ambientazione liquida anche nel senso che è difficilmente afferrabile e incasellabile. Le canzoni sono ricche di libere associazioni tra parole e suoni e tutto è abbastanza irrazionale e sognante.

La musica e i testi del vostro album evocano forti immagini e sentimenti. Quali sono state le vostre principali fonti di ispirazione durante la scrittura e la registrazione di “Adrift”?
I brani nascono in vari modi, non abbiamo un metodo preciso. A volte nascono da una frase, da un giro di basso, da una linea melodica fischiettata. Ne nascono tante che a volte vengono abbandonate, dimenticate, fraintese o ripudiate. Ogni tanto qualcuna sopravvive alla selezione naturale e arriva in sala prove dove ne cerchiamo il carattere più autentico, le diamo una forma, la vestiamo e la coccoliamo finchè non matura. E’ un processo abbastanza lungo ma spontaneo e senza forzature, non c’è fretta, finchè noi esistiamo possiamo prenderci cura di lei e godercela.

Con quale canzone vi sentite più connessi personalmente in questo album e perché?
Il brano che era più incerto per essere inserito nella scaletta del disco, alla fine, è diventato il primo singolo del disco. Parlo di “Old Blue Back” che, una volta finito di registrare, ha faticato a trovare una sua identità e una sua atmosfera. Il lavoro fatto successivamente al mixer, la ricerca di alcuni suoni e arrangiamenti è stato illuminante e ci ha fatto scoprire l’anima del pezzo che fino all’ultimo stentava a manifestarsi.

Ogni album di solito porta con sé nuove lezioni per gli artisti. Qual è stata la lezione più importante che avete appreso lavorando su “Adrift”?
Abbiamo imparato molto da questo lavoro che per la prima volta ci ha visti impegnati in ogni fase della produzione dal concept alla masterizzazione, tutto è autoprodotto con il solo aiuto di amici musicisti che hanno dato un prezioso contributo. Vorrei approfittare per ringraziare gli eccellenti amici musicisti Loris Sovernigo e Vittorio Demarin che hanno partecipato alla creazione e all’esecuzione di molti brani del disco. E’ stata una sfida importante che ci ha insegnato ad affrontare difficoltà anche tecniche e dalla quale abbiamo acquisito abilità e consapevolezza che sicuramente ci aiuteranno nelle prossime sfide. Approfitto per ringraziare anche la Overdub Recordings che ha creduto nel progetto e ci sta aiutando in maniera eccellente nella promozione dell’album

Durante i vostri concerti, che tipo di atmosfera cercate di creare per il pubblico? C’è un legame specifico con il mood e i temi di “Adrift”?
Ci sono sempre momenti diversi durante lo spettacolo dal vivo, ci sono brani intimistici e riflessivi, atmosfere oniriche e ipnotiche e galoppate baldanzose e circensi. Cerchiamo di articolare i brani in un percorso di atmosfere diverse che normalmente culmina con canzoni un po’ urlate e incalzanti. I brani dell’ultimo disco si sono perfettamente inseriti nella scaletta valorizzando ulteriormente i vari momenti dello spettacolo dal vivo.

 

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