giovedì, 21 Novembre, 2024

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Becuzzi, il tennista che non vince mai: “Aspetto una gioia da 270 partite, ma mi ritiro solo se faccio un punto Atp”

L’incredibile storia del giocatore pisano che a 47 anni insegue ancora un sogno. E il Wall Street, dopo anni, gli dedica un’altra intera pagina

Il Wall Street Journal è la bibbia dell’informazione economica mondiale. E specialmente in un periodo come questo è raro che dedichi una pagina intera allo sport. Figuriamoci al tennis, ormai fermo (come tutto il resto) da mesi. E figuriamoci su uno sconosciuto giocatore italiano di estrema retroguardia che in carriera avrà, sì e no, vinto una decina di partite ma mai in un tabellone principale del circuito Atp.

Se poi a quel giocatore il Wsj aveva già dedicato un lunghissimo reportage sei o sette anni prima, è evidente che Enrico Becuzzi da Pisa, con il quotidiano economico ha un filo diretto. O, come è assai più probabile, la sua storia – alla quale Repubblica aveva dedicato un breve docufilm – è di quelle che appassiona anche un pubblico tendenzialmente lontano da racchette e palline.

Enrico ha 47 anni, età nella quale tutti (o quasi) hanno abbandonato l’agonismo per trasformarsi in coach o, il più delle volte, maestro di circolo. Eppure ogni mattina – coronavirus o non coronavirus – questo modello di determinazione (e testa dura) continua ad allenarsi come un matto per raggiungere un obiettivo che – ai più – appare sempre più irraggiungibile: ottenere un punto, un misero punto, ed entrare finalmente nel ranking ATP, la classifica mondiale dei giocatori di tennis. “Fino a quando non avrò la forza e il desiderio ci proverò – confessa Becuzzi – Non voglio arrendermi. Sto cercando una vittoria, solo una, e poi andrò in pensione”.

Enrico, una vita per un punto. Il tennista che non vince mai

Un ritiro che arriverebbe dopo una lunghissima carriera, praticamente una quarantina di anni trascorsi sui campi in terra rossa: “Ho iniziato a giocare tardi, quando avevo nove anni, quando mio padre mi ha regalato una racchetta di legno. Da quel momento mi sono innamorato del tennis e dei grandi campioni di quel periodo: Lendl, McEnroe, Wilander e Connors. Anche se il mio mito è sempre stato Guillermo Vilas”

Capelli lunghi, una passione sfrenata per l’heavy metal, l’amicizia con Paolo Lorenzi con il quale è riuscito a vincere un match di doppio in Sudamerica, il “Becu” com’è soprannominato nel circuito, è ormai un personaggio. Anche se nei forum degli appassionati qualcuno lo prende in giro: “Non vado spesso su Internet e comunque ognuno è libero di dire quello che vuole, purché ci sia rispetto. Tanti invece mi seguono con affetto e voglio ringraziarli perché mi danno la forza di continuare”.

Certo, non è semplice anche da un punto di vista economico: Enrico avrà raggranellato in carriera poco meno di 10 mila euro e viaggiare costa: “Non sono uno scriteriato, cerco sempre di far quadrare i conti. Quando posso vado, quando capisco che non è opportuno, ci rinuncio. Certo, quella volta che entrai nelle qualificazioni di un Master 1000 a Shanghai e non mi diedero il visto in tempo, ci restai davvero male. Ma ci pensi? Avrei giocato un torneo con Federer, Djokovic e compagnia bella. Che peccato…”.

E dopo? Ci ha mai pensato al dopo un globetrotter della racchetta, felice e perdente per definizione? “Magari insegnerò tennis ai ragazzini, oppure farò il coach. Forse tornerò in campagna a lavorare con la mia famiglia. Non ci ho ancora pensato. Ho 47 anni e un sogno ancora da raggiungere. C’è tempo per tutto il resto…”

Fonte: repubblica.it di Lucio Luca –> https://www.repubblica.it/sport/tennis/2020/06/10/news/becuzzi_tennis-258843884/

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