É disponibile da venerdì 7 febbraio 2025 un nuovo disco live (in acustico!) dei Nadir, registrato in occasione di un concerto allo Spazio Pontano 35 di Milano.
Questo è un nuovo ed importante capitolo per il progetto cult della scena underground, che unisce sonorità post rock a suggestioni di cantautorato in italiano. Dopo la pubblicazione del singolo “Milano”, pubblicato a dicembre, ritroviamo quindi i Nadir in questa inaspettata e intima veste.
Li abbiamo intervistati, riguardo la loro Sesto San Giovanni, 25 anni di carriera e questo nuovo disco acustico.
INTERVISTA
Siete tutti di Sesto San Giovanni? Ci raccontate come questo luogo ha influenzato la vostra musica e la vostra vita? Sesto San Giovanni ha ancora una sua identità oppure è stata inglobata dentro l’identità milanese?
Siamo tutti di Sesto da sempre. Sesto è sempre stato un buon posto dove vivere. I vantaggi di Milano e i vantaggi di una comunità con un tentacolare associazionismo, ci ha permesso di suonare molto in città. Ma quello che era cambiato negli anni ‘90 nel mondo aveva innescato un domino che ha portato Sesto a cambiare tanto lentamente quanto velocemente. Oggi si è fermato tutto, è un posto radicalmente diverso da 30anni fa. Altre città non sono così cambiate. Forse nella nostra musica si sente, alcune cose finiscono ed è inevitabile, ma puoi continuare comunque a suonare intanto.
Quanto il rock italiano dei primi anni Duemila vi ha influenzato, e come siete entrati per la prima volta in contatto con progetti come i Marlene Kuntz e gli Afterhours?
Oggi possiamo dire che Afterhours, Marlene, Verdena, CSI fino al Teatro Degli Orrori e i Bachi da Pietra fanno parte di qualcosa che è successo negli anni 90 anche a Seattle. Cantautorato e tradizione Rock si sono fuse davvero e hanno dato uno stile nuovo che rimarrà, più o meno di moda.
E dei progetti rock più “giovani”. C’è qualcuno che vi ha conquistato in particolare?
Vedi sopra. Oggi si fa rap/trap. I Maneskin, musicalmente insulsi, hanno il sacrosanto merito di aver rimesso gli occhi sugli strumenti in mano. La cosa più entusiasmante sentita di recente si chiamano Mars on Suicide, 16enni Milanesi hanno ripreso la botta emotiva dei Nirvana, oggi persa fra le catene d’oro del trap.
Dal 1999 ad oggi, qual è la migliore soddisfazioni che siete riusciti a togliervi? E dall’altra parte, siete mai stati frustrati o delusi da qualcosa, che riguardasse il vostro percorso come Nadir?
Come dicevo all’inizio, siamo 25 anni che costatiamo che ci sono cose storte e c’è poco da fare. In questi anni abbiamo visto mode del momento, hype “definitivi” e fenomeni talentuosi. Cos’è rimasto nato negli anni 10? Noi proseguiamo una cultura nata negli anni 90, è l’ultima grande cosa costruita musicalmente e che riesce a rimanere fra le persone.
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