Elisa Capucci, Cristiano Carotti, Nicola Ghirardelli, Giuseppe Lo Cascio, Lorenzo Montinaro, Jacopo Naccarato, Maria Positano, Jonathan Vivacqua
mostra a cura di Barbara Mastrocola e Giacomo Guidi
dicembre 2024 – aprile 2025
Inaugurazione venerdì 13 dicembre 2024, ore 16.30
MARec – Museo dell’Arte Recuperata via Cesare Battisti, II, San Severino Marche
MARec – Museo dell’arte recuperata, in collaborazione con la galleria d’arte Contemporary Cluster, sono lieti di presentare venerdì 13 dicembre la mostra collettiva Il peso del vuoto, con opere di Elisa Capucci, Cristiano Carotti, Nicola Ghirardelli, Giuseppe Lo Cascio, Lorenzo Montinaro, Jacopo Naccarato, Maria Positano, Jonathan Vivacqua, a cura di Barbara Mastrocola e Giacomo Guidi.
Il progetto rappresenta un unicum nella storia del museo, un incontro tra la collezione di arte sacra del museo marchigiano e i giovani artisti contemporanei promossi dalla galleria romana. La mostra è realizzata con il patrocinio dell’Arcidiocesi di Camerino – San Severino Marche grazie alla lungimiranza dell’arcivescovo Francesco Massara che ha saputo comprendere profondamente il valore di questo progetto, tanto da permettere la realizzazione di una mostra di arte contemporanea all’interno delle sale del Museo dell’Arte Recuperata di San Severino Marche, struttura che dal 2016 conserva opere rinascimentali e non solo, provenienti dalle chiese rese inagibili dagli eventi sismici degli ultimi anni.
Si ringraziano per il supporto al progetto la Regione Marche, la Fondazione Cassa di Risparmio della Provincia di Macerata e il Comune di San Severino Marche.
Il peso del vuoto mira a esplorare le profonde sinergie che si celano tra l’arte contemporanea e l’arte sacra promuovendo una sperimentazione espositiva e concettuale che unisce elementi apparentemente diversi e distanti in una unica piattaforma visiva e comunicativa. La scelta di fondo che ha portato allo sviluppo del progetto è rappresentata dalla volontà di alimentare la fusione tra più stili e tecniche artistiche, ampliando gli orizzonti di una collezione apparentemente statica, grazie alla collaborazione tra MARec e Contemporary Cluster. La contemporaneità apre nuove dimensioni all’interno del tradizionale contesto museale permettendo di sottolineare l’importanza storica e sociale dell’oggetto artistico sacro e giungendo ad abbattere le differenze tra l’uno e l’altro. Da una parte l’idea di compenetrazione di molteplici orientamenti, tendenze ed esperienze differenti concorre a delineare l’anima del Contemporary Cluster, dall’altra la visione lungimirante della direttrice del MARec e co-curatrice della mostra, Barbara Mastrocola, ha permesso di instaurare un dialogo serrato con le opere sacre, principalmente risalenti al rinascimento, due poli opposti che incontrandosi possono dare vita a un dialogo trasversale all’interno del complesso schema della storia e del sistema dell’arte.
Otto giovani artisti contemporanei esporranno nelle otto sale del percorso del museo le loro opere tramite le quali sarà possibile immergersi in un clima ricco di stimoli e di visioni dando vita ad un ponte temporale e concettuale. Opere site-specific, installazioni effimere, sculture leggere, saranno questi i medium principali attraverso i quali si esprimeranno gli artisti in mostra, in contrapposizione alla sensazione di peso del sacro e delle immagini che si percepisce visitando il museo. L’affollamento di opere, il ricco archivio, la ripetizione dei soggetti, la serialità (decine di Annunciazioni, decine di Deposizioni, decine di Crocifissi dal materiale pesante) alimentano nello spettatore la sedimentazione della memoria lavorando sul margine del residuo, sul deposito dell’immateriale, in ultimo sulla trascendenza della religione. Il vuoto, l’assenza, il silenzio, l’incomunicabile sono espressi nelle opere di Elisa Capucci, Cristiano Carotti, Nicola Ghirardelli, Giuseppe Lo Cascio, Lorenzo Montinaro, Jacopo Naccarato, Maria Positano, Jonathan Vivacqua.
Elisa Capucci (n. 28/12/1998) è un’artista italiana che attualmente vive e lavora a Copenaghen, dove collabora e lavora come assistente studio per Uffe Isolotto. Ha completato il corso di laurea triennale in Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Bologna nel 2021, per poi conseguire la laurea magistrale presso la stessa Accademia.Nel 2022, ha fondato “HIDDEN GARAGE”, una galleria indipendente nel territorio bolognese, uno spazio dedicato alla curatela autonoma, alla ricerca creativa e alla promozione di artisti emergenti, collaborando con vari progetti ed istituzioni italiane ed internazionali, tra cui MAMbo, Art City e ArteFiera Bologna, Sluice London, Fondazione Rusconi e molte altre. Tra il 2023 e il 2024 ha vissuto a Londra, lavorando come assistente di studio per l’artista britannico Michael Dean e frequentando il Master in Fine Arts presso il Chelsea College of Arts (UAL).
Attualmente, Elisa sta ampliando la propria ricerca da punti di vista teorici, sperimentali, pratici e installativi. Il suo lavoro esplora la filosofia Neo-materialista attraverso la pratica scultorea, una ricerca che si estende poi ad indagare tutte le sovra-strutture industriali e socio-economiche contemporanee, costruite per l’iper-convenienza umana. La risposta dell’artista è una narrazione personale, che scolpisce le conseguenze della fusione tra esseri organici e l’industrializzazione, con un grande focus sulla materia e la sua trasformazione attraverso agenti organici e non.
Cristiano Carotti
Muovendosi tra pittura, scultura e installazione indaga le dinamiche sociali attraverso lo studio del potere archetipico del simbolo. A partire dalla realizzazione di opere scultoree in ceramica – medium a lungo privilegiato dall’artista – Carotti recupera la valenza dicotomica tra Homo Naturalis e Homo Mechanicus, risolvendola attraverso una pratica che rivolge lo sguardo alla Natura e alla possibilità del ristabilimento di un ruolo attivo con essa da parte dell’Uomo. Nell’approccio sia scultoreo che pittorico, l’artista si pone come un alchimista capace di indagare, con uno sguardo altro, le dinamiche sottese alla perdita di centro implicita negli ecosistemi universali e umani. Nelle opere più recenti, il ritorno alla pittura si inserisce in una riflessione di più ampio respiro sul potere proiettivo della dicotomia Vita-Morte, Eros-tanatos, in un movimento di ascesa e discesa che riconducono inevitabilmente alla ciclicità della vita e, con essa, delle nostre esistenze, trasposte simbolicamente attraverso l’impiego di animali totemici (la vipera, il cinghiale, l’ariete) immersi in una natura dalle tinte acide, ottenuta sovrapponendo strati pittorici compositi e materici a conferire un’idea di costante progressione e movimento.
L’ultima fase della sua ricerca da vita al nuovo ciclo di fusioni in alluminio realizzate per il solo show al Museo
C.a.o.s. di Terni dal titolo “Tra cane e lupo” a cura di Eleonora Aloise, con installazioni sonore di Alessandro
Deorio e Rodrigo D’Erasmo. Tale ricerca ha dato poi vita alla mostra personale Spazio, il vuoto su cui tutto giace nel marzo 2024 presso il Contemporary Cluster (Roma).
Nicola Ghirardelli nato a Como nel 1994, studia all’Accademia di Belle Arti Brera, tra il 2016 e il 2020. La sua pratica riscatta il fallace come parte del reale, fondendo la forza plastica della natura con la pratica umana, dando vita a opere che esplorano le leggi che governano la coabitazione della pluralità. “Ognuna di esse esprime l’interesse scultoreo di Nicola Ghirardelli nell’utilizzo del fuoco come elemento connotante, a partire dalla filosofia alchemica di trasformazione della materia. Nelle sculture di Ghirardelli non c’è mai un’idea di linearità, né della storia né della produzione dell’immagine organica: il lavoro infatti è sempre condiviso con gli elementi che sono lasciati rispondere della loro essenza. L’alternativa allora è ardere per irradiare, per reimmaginare, per cospirare, per resistere.” *
Recentemente espone la prima mostra personale: Giardino in Cenere a The Address, precedenti mostre collettive selezionate sono: Diadi a Fondazione del Roscio, Riportiamo Tutto A Casa, presso Museo delle Navi Romane di Nemi a cura di Lorenzo Madaro, Fuori Porta, villa Pacchiani a cura di Caterina Fondelli e Ilaria Mariotti
*testo di Arnold Braho
Giuseppe Lo Cascio (1997), Diplomato nel 2022 al Biennio specialistico di Scultura presso l’Accademia di Belle Arti di Palermo, vive e lavora tra Baucina (Pa) e Torino. Recentemente è stato in residenza presso uno dei quindici atelier d’artista che la Fondazione Bevilacqua La Masa di Venezia assegna annualmente ai giovani artisti under 30; attualmente è in residenza a Clermont-Ferrand in Francia per il progetto Nuovo Grand Tour promosso dalla Direzione Generale Creatività Contemporanea del Ministero Italiano della cultura in collaborazione con l’Istituto francese in Italia e l’Istituto culturale italiano di Parigi.
La ricerca visiva di Giuseppe Lo Cascio, tra scultura, disegno e installazione, si concentra sull’idea di rendere visibile l’instabilità interiore dell’individuo in relazione alla precarietà delle strutture della memoria e della conoscenza con cui interagisce quotidianamente. Influenzata dalle forme dell’architettura e del design, questa esplorazione esprime la tensione di rappresentare e comprendere la propria condizione nel mondo, mettendo continuamente in discussione l’integrità dell’edificio del conoscimento.
Elementi come archivi provvisori, schedari finti o vuoti, involucri e superfici recuperano le suggestioni di attrazione e repulsione della macchina celibe per esplorare zone liminali tra inettitudine e sublime. Gli edifici, in generale le strutture abitative, archivi e magazzini diventano metafore della natura effimera dell’essere umano e degli instabili strumenti di potere e conservazione che egli crea per comprendere se stesso, utilizzando così quell’immaginazione che solitamente l’epistemologia contrappone a realismo.
Lorenzo Montinaro è nato a Taranto nel 1997. Vive e lavora tra Milano e Taranto. Si è laureato in Didattica e comunicazione dell’arte all’Accademia di Belle Arti di Roma e si è laureato in Arti Visive allo Iuav di Venezia. Da gennaio a dicembre 2022 è stato artista in residenza presso gli studi Viafarini a Milano. Nel 2021 ha partecipato alla mostra “What the fuck is prosperity”, presso A plus a, a cura di Curatorial School, a Venezia. Nel 2022 alle mostre “Visioni (s)velate” a Viafarini a cura di Elena Bray, “E ci fa dispetto il tempo” presso Sottofondo Studio ad Arezzo a cura di Elena Castiglia, “Monumento” nel calendario delle settimane d’arte di Bolzano a cura di
Nina Stricker, “Rea art fair” alla Fabbrica del vapore di Milano a cura di Rea, “Ma tu rimani” a Casavuota a Roma a cura di Sabino De Nichilo e Francesco Paolo Del Re. Nel 2023 alle mostre “L’erba sulla polvere” presso MA project di Perugia a cura di Davide Silvioli,
“Non rimane che volare” presso Osservatorio Futura a Torino a cura di Osservatorio Futura e Giuseppe Amedeo Arnesano, “Edicola Radetzky” presso Edicola Radetzky a Milano a cura di Arnold Braho. Nel 2024 partecipa alla mostra bipersonale “Quasi Niente” presso Contemporary Cluster a Roma a cura di Lorenzo Madaro, “Dopo la fine” presso Galleria Ramo a Como, “Sacro è” presso la Fondazione Mario Merz a Torino a cura di Giulia Turconi, Address Unknown presso Fabbrica del Vapore di Milano a cura di Viafarini, “Fatmah” presso la galleria Contemporary Cluster a cura di Arnold Braho. Nel 2023 il Comune di Milano gli commissiona un monumento permanente dedicato al censimento degli ebrei del 1938, presso la Cittadella degli Archivi di Milano.
Nel 2023 è stato inserito dalla rivista Exibart tra i 222 artisti emergenti su cui investire.
Jacopo Naccarato Arezzo 1995, si è laureato all’accademia di belle arti di Bologna, sezione pittura, nel 2021 presso la cattedra del Prof. Caccioni e nel 2017 presso la cattedra del Prof. Bertolo. Prima di conseguire il diploma triennale, nel 2017, trascorre un periodo di studio a Bucarest, Romania, dove entra in contatto con l’arte contemporanea est-europea che manipola parte della sua ricerca. Dopo il conseguimento del diploma magistrale diventa assistente dell’artista toscana Giulia Cenci in occasione
della sua partecipazione alla Biennale di Venezia. Nello stesso periodo, ritornato ad Arezzo, decide di aprire uno spazio indipendente. “Sottofondo studio” nasce insieme a due colleghi concittadini (Bernardo Tirabosco & Elena Castiglia) per stimolare l’ambiente cittadino all’arte contemporanea con il desiderio di coinvolgere artisti e amici nel tentativo di attivare una realtà provinciale.
Al momento vive e lavora ad Arezzo.
Maria Positano (n.1995) è un’artista visiva che vive tra l’Italia e Londra. I suoi lavori sono stati presentati in istituzioni artistiche internazionali. Ha completato la sua formazione a Londra, dove si è laureata presso la City and Guilds of London Art School nel 2018 e il Royal College of Art nel 2023. Nel 2024, ha ricevuto il premio Gilbert Bayes dalla Royal Society of Sculptors di Londra, inoltre, nel 2023 l’artista ha vinto il premio AiR presso South Thames Colleges Group, Londra, UK.
Maria è stata invitata a partecipare a diversi programmi internazionali di residenza d’artista, alcuni esempi includono: StudioBlock M74, Città del Messico, MX; ViaFarini.org a Milano, IT; JETLeg, Monaco, GE.
Tra le mostre più recenti: Il Peso del Vuoto, MARec – Museo dell’Arte Recuperata (2024); Not from this place, Nashira Gallery, Milano (2024); Studio Responses #4, Saatchi Gallery, Londra (2024); Matter, Flowers Gallery, Londra (2023); Beyond the Matter, Galerie Der Kunstler*Innen, Monaco, DE (2023); A perfect place, Studio Block M74, Città del Messico (2022); Identity, CAA Art Museum, Hangzhou, CN (2021). Attingendo dalla sua educazione come Third Culture Kid, l’artista realizza il suo lavoro da un senso di parentela interculturale, sostenuto dal suo stile di vita nomade e spesso in movimento. Per questo motivo il lavoro di Maria è spesso ampio e comprende una varietà di materiali e formati. Il suo lavoro polimorfico invita a nuove interpretazioni di dispositivi protettivi e difensivi, ridefinendo storie di violenza in pratiche di trasformazione umana. Le sue opere sono state esposte e acquisite in collezioni private a livello internazionale, tra cui la Collezione 54 e la Prometeo Gallery.
Jonathan Vivacqua Nasce a Erba (Como) nel 1986. Vive e lavora a Milano. Lo spazio è il campo di azione di Jonathan Vivacqua. Il perimetro in cui opera è ridefinito da sculture e installazioni che creano estensioni spaziali con movimenti lineari, circolari e ascendenti, giocando tra solidi e vuoti, luci e ombre.
Il processo dell’artista è profondamente focalizzato sull’architettura, la costruzione e gli studi spaziali, con particolare attenzione al processo di costruzione. Plexiglass, barre di alluminio e ferro sono alcuni dei materiali umili utilizzati dall’artista che ne esalta le caratteristiche estetico-funzionali, con sapiente eleganza e sensibilità, dando all’opera un equilibrio armonico.
Il lavoro manuale è la sua caratteristica distintiva. È guidato dalla curiosità e dalla volontà di sperimentare. Forme geometriche lineari, oggetti di casa e spazio apparentemente anonimo vengono riformati dall’artista. Si tratta di creare nuovi modi di costruire, sviluppando un nuovo rapporto con l’elemento umano.
Ufficio stampa Arcidiocesi Camerino