Il Maestro Gaetano Randazzo, celebre compositore e arrangiatore, torna a incantare il pubblico con il suo ultimo progetto discografico, “SINFOLLYWOOD – Tribute to Henry Mancini at 100s”, un omaggio straordinario a uno dei più grandi compositori della storia del cinema. Randazzo, noto per la sua capacità di muoversi tra generi musicali diversi e per la sua attenzione ai dettagli emotivi ed estetici, ci porta in un viaggio sonoro che celebra Mancini nel centenario della sua nascita, reinterpretandone i capolavori in una chiave inedita e coinvolgente.
In questa intervista, il Maestro ci svela i segreti dietro la creazione di questo album, la sua visione musicale e il percorso che lo ha portato a costruire una carriera artistica ricca di sfide, innovazione e passione.
Con la sua consueta eleganza e profondità, Randazzo ci guida attraverso il mondo di “SINFOLLYWOOD”, un’esperienza che fonde sinfonia e follia hollywoodiana, portando l’ascoltatore in una dimensione unica e suggestiva.
INTERVISTA
Maestro Randazzo, il suo ultimo progetto SINFOLLYWOOD è un tributo davvero particolare a Henry Mancini. Com’è nato questo omaggio?
Grazie, davvero molto felice che sia un tributo particolare, e ciò mi riempie di gioia.
Henry Mancini ha composto un’enorme produzione musicale di altissimo livello, e arrangiatori di importante levatura hanno aggiunto tanto a quanto già di grande esisteva. Forse la particolarità dell’album consiste nell’essere una produzione a metà tra una sinfonia hollywoodiana e una follia sinfonica, ecco appunto il perché del titolo dell’album, in cui il susseguirsi dei brani non seguono il percorso compositivo del grande Mr. Hank. Essi sono organizzati in una successione emotiva di brani chiusi, che fanno parte di un’unica follia sinfonica hollywoodiana.
Ogni brano dell’album sembra avere una sua atmosfera unica, con strumenti e generi che si intrecciano in modo sorprendente. Qual è il suo approccio agli arrangiamenti?
Molto lusingato riguardo … “in modo sorprendente”. Ho cercato di non annoiare l’ascoltatore e di diversificare il mood dell’arrangiamento, non per stupire ad ogni costo, ma per esaltare le caratteristiche del solista trovando soluzioni emozionali con le peculiarità che il solista possiede.
Lei ha iniziato molto presto a comporre, ottenendo una borsa di studio SIAE da giovanissimo. Cosa significa per lei lavorare nella musica da così tanto tempo?
L’arte e il talento che ognuno possiede è solo l’occasione per mettersi in gioco con se stessi, poi devi ascoltare la mente e il cuore, e loro ti dicono qual è la tua scelta professionale nella vita. La musica e l’arte si rigenera tramite l’operato dell’essere umano. A molti viene dato il talento come condizione di base, il resto è frutto di passione e tanto apprendimento. Una “nota fuori posto” … fare il musicista in Italia non è un lavoro, è solo un hobby professionale.
Tra i suoi progetti ci sono composizioni sinfoniche, arrangiamenti jazz e anche contaminazioni pop e rock. Qual è la sfida principale nel passare da un genere all’altro?
La varietà è ricchezza, e la diversità è un’opportunità irrinunciabile per me. Non esistono barriere di genere musicale e nemmeno culturali in senso generale. Tutti i colori dell’arte e della musica mi arricchiscono e mi danno quel “piglio” creativo indispensabile per comporre.
Maestro, ci lasci con una riflessione su cosa rappresenta la musica oggi per lei.
Un hobby professionale di altissima levatura, una passione non condivisa dal sistema produttivo, e dunque solo una vocazione personale. E senza un processo culturale e nello specifico musicale, non può esistere un’identità di un paese e nemmeno di una generazione.
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