É uscito venerdì 4 ottobre 2024 su tutte le piattaforme digitali in distribuzione Believe Music Italy, il primo disco full length di dada sutra, il progetto «atipico, contorto, stratificato, indefinibile» dell’alterego della cantante e musicista Caterina Dolci (attualmente anche nella formazione de Le Bambole Di Pezza).
Un nuovo e definitivo capitolo (un album in italiano!) a due anni di distanza dal precedente “EP 1”, e già anticipato dai singoli “DIVA” (mitante nella playlist Rock Italia di Spotify per oltre un mese), “LE CURE” e “PRINCIPE”.
“questo amore mortale” ha un titolo preso in prestito dal famoso murale berlinese del bacio tra i politici Honecker e Brežnev, e vuole essere un inno alla disobbedienza e alla ricerca di spazi di guarigione in un mondo infettato da oppressione, genocidi e distruzione ambientale. Parla della necessità di inventarci nuovi miti, nuove divinità che non siano complici di crimini o malate di indifferenza, riscrivere una storia che non sia solo la verità parziale scritta dalla cultura ufficiale e dalle classi dominanti, che sia una storia di speranza e rigenerazione. È anche una riflessione sulla morte nell’ottica dei nativi americani, secondo cui la vita è ciclica, e la rinascita è sempre possibile finché la Terra continua a prosperare: «may our utopia be a future on Earth» è la frase dell’attivista indigena Txai Suruí che ricorre come found audio in vari punti dell’album e che ne è un po’ il tema centrale.
Noi ne abbiamo parlato con lei, desiderosi di sapere se si trovasse da sola, se questo disco fosse un inizio e un punto di arrivo. Ed ecco cosa ci ha raccontato!
INTERVISTA
Da artista solista, ti senti mai sola nel realizzare la tua musica? Hai mai valutato dei feat o delle collaborazioni? Dada Sutra può diventare anche un collettivo o una band, o Dada Sutra è “solo” Caterina Dolci?
Sì, vorrei fare delle collaborazioni per il prossimo album! Anche se pure per questo non sono mai stata davvero sola, ho lavorato sempre con Giacomo Carlone alla produzione e ho avuto la fortuna di avere dei super musicisti che ci hanno suonato. Infatti avevo scelto il nome “dada sutra” anche perché non fosse esclusivamente legato a me, ma potesse allargarsi ad includere le persone con cui lavoro.
E di che cosa “questo amore mortale” è un inizio?
In realtà non lo vedo come un inizio, né come un punto di arrivo, è parte di una linea che per me è l’evoluzione continua del mio lavoro.
Nel tuo disco si racconta la necessità umana di cercare costantemente qualcuno o qualcosa da idealizzare? È una forma d’amore?
Non proprio idealizzare, ma qualche forza da chiamare in aiuto, che sia un ideale o una persona o una passione, qualcosa per cui stiamo davvero vivendo e non solo sopravvivendo da un giorno all’altro. Penso sia una necessità fondamentale, e sì, forse una forma d’amore.
Esperienza come quelle di Musicultura hanno effettivamente influito sul tuo percorso o sulla tua formazione?
In parte. Sicuramente mi hanno messa alla prova ed è stato divertente.
Possiamo dire che il tuo disco parla d’amore, ma non è un disco d’amore?
Diciamolo! Anche se potrebbe pure essere che invece sia un disco d’amore, ma non parli d’amore. Comunque, l’amore è una faccenda complessa.
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