“HEY” è un pezzo pop rock nato come reazione a una fase di sconforto personale di VASCO BARBIERI.
Può essere, quindi, considerato un incitamento musicale a lasciarsi andare, a lanciarsi nell’imprevedibilità della vita tornando ad avere come centro se stessi nella propria improbabilità. È un grido alla ribalta, come in Highlander, alla carica, un invito a godersi il viaggio della vita a prescindere da dove ti porti. Parola d’ordine: libertà.
Spiega l’artista a proposito del pezzo: «È un viaggio iniziatico, fortemente conflittuale, composto da scene bianche e nere, ambientate nel deserto e nell’acqua. Il deserto è l’aridità della mente con il suo continuo riflettere su se stessa, l’acqua rappresenta invece la complessità dell’inconscio in cui l’uomo s’immerge».
Il videoclip ufficiale del brano, realizzato in versione animata per rendere omaggio a uno dei registi preferiti da Vasco, Richard Linklater, evidenzia la battaglia interiore a cui la canzone allude. Il video racconta la storia di un camionista, simbolo di colui che trasporta qualcosa per altri, che ha bisogno di interrompere il percorso prestabilito per ricordare la vera necessità del suo viaggio. Durante questa sosta nel deserto ci stacchiamo dalla realtà per entrare in un mondo di immagini simboliche che rappresentano lo scontro nella mente e nell’anima del protagonista bloccato davanti a un falso bivio: continuare il viaggio oppure abbandonare tutto. Lo scorso 4 giugno, il video di “Hey” ha ottenuto il riconoscimento con il Premio alla Resilienza al Festival Internazionale Tulipani di Seta Nera.
Biografia
Vasco Barbieri nasce il 6 agosto 1985. In seguito a una caduta entra in coma per un lungo periodo e si risveglia il 30 aprile 1993. Questo evento segna in maniera indelebile la sua crescita. Vasco rimuove e non ricorda più gran parte degli episodi della sua infanzia e si ritrova a vivere in un mondo a lui del tutto nuovo. Il coma gli causa gravi danni alla vista, a cui reagisce sviluppando un udito fuori dal normale: vede le frequenze!
Si avvicina così per la prima volta al pianoforte ed inizia a suonare ad orecchio. La musica diventa la sua valvola di nutrimento e ne fa lo strumento principale per inventare il suo nuovo mondo. A 9 anni la famiglia crede nel suo potenziale e lo manda a studiare in Ohio presso una Summer Music School del Cleveland Institute of Music, dove incontra per la prima volta il mondo accademico della musica classica. Rientrato in Italia segue per tre anni l’Actor Studio di Roma e nel 2013 consegue una laurea in Filosofia perfezionando i suoi interessi per la comunicazione e il suono, indirizzando in questo modo i suoi interessi verso la Musicoterapia. Gli studi inizialmente influenzano la scrittura delle sue prime canzoni, spesso rivolte alle questioni di carattere esistenziale, ma grazie all’ascolto di diversi artisti e di generi musicali, come Benjamine Clementine, Jeff Bukley, James Blake e Cinematic Orchestra, e alla spasmodica ricerca su quello che potrebbe essere il suo proprio stile musicale, le sue future canzoni diventano un mezzo per raccontare il proprio mondo interiore. Dopo aver approfondito il panorama dell’informatica, esordisce con 4 singoli preparando il lancio del suo album. “A little bit of present“, “Convert“, “Love Remains ” e “Hey” sono serviti a introdurre il cammino che gli ha permesso di trovare il coraggio per incidere i suoi lavori. Con il suo album “The Turtle”, presentato con un concerto il 25 settembre 2020 al Live music Club Le Mura a San Lorenzo a Roma, con cui racconta le sfide che ha dovuto compiere per accettare se stesso e imparare a usare la sua voce. Durante il lockdown a causa del Covid, sfrutta il tempo a disposizione iscrivendosi a corsi di musica classica presso L’Aimart per perfezionare le sue ricerche musicali. Tra le canzoni dell’album, “Hey” con il suo videoclip ottiene 4 giugno 2021 il riconoscimento con il Premio alla Resilienza al Festival Internazionale Tulipani di Seta Nera. Il brano è disponibile in radio dal 16 luglio 2021.
INTERVISTA RADIO CITY LIGHT
Parlaci un po’ di te: chi sei, da dove vieni, come ti sei avvicinato alla musica?
Io sono Vasco Barbieri, il 6 agosto compio 36 anni e sono un musicista nel senso che ‘vivo ad orecchio’. La mia crescita è stata determinata da un incidente a 7 anni che mi ha abbassato molto la vista, a cui ho sopperito sviluppando inusitatamente l’udito: vedevo le frequenze. Quest’incidente mi ha costretto/permesso d’inventare un mio mondo attraverso la musica e le sue note. Oggi guardo il susseguirsi delle colline all’orizzonte e mi viene in mente una linea melodica. Sono romano, una città che, nonostante tutto, lascia spazio all’espressione artistica perciò, da quando ho trovato il coraggio di esibirmi in pubblico, non ho mai smesso di ricercare un pianoforte nei locali e, appena lo trovavo, entravo e non smettevo più di suonare. Sono stato perciò la tortura di alcuni ristoratori e la distrazione per molti uditori oramai stanchi a fine serata. Ho studiato Filosofia perché volevo capire l’essenza della comunicazione, e ho intuito che è fondamentalmente una questione emotiva: perciò la musica è stata lo strumento migliore per riuscire a comunicare. Vasco è tante persone e non vedo l’ora di scoprire quante ancora deve diventarne!
A chi consiglieresti, in particolare, l’ascolto di “Hey”?
Non penso che Hey sia una canzone d’accompagnamento, credo sia un pezzo stravolgente, quindi la suggerisco a chi ha tempo e a chi ha bisogno di tempo, perché crea nuovi confini, disfa quelli obsoleti e carica come un motore a propulsione.
La consiglio ovviamente a tutti perché penso che ognuno sia sempre a cavallo fra quello che non è più e quello che non è ancora ma, specificatamente, la raccomando a chi ha bisogno di carica personale e… sopratutto a chi parla inglese.
Come si distingue “Hey” rispetto agli altri brani contenuti nell’album “The turtle”?
Hey, insieme a Believe, è l’unica canzone che è arrivata pronta, con un messaggio definito, composto ed efficace. Hey è fra i miei componimenti che mi ha sono enz’altro fatto ribollire di più, tant’è che quando l’abbiamo registrata mi chiesero di cantare meno di pancia perché è, senza dubbio, uno dei pezzi più profondi che ho composto. Nell’album The Turtle sono condensati 10 brani che hanno un valore catartico e rivoluzionario, ed Hey ho scelto di posizionarla a metà dell’album come se il tutto fosse un concept, per indicare come da dopo questa canzone il sole ha ricominciato a crescere in cielo.
Hai voglia di darci qualche consiglio per gli ascolti?
Le canzoni dell’album sono da ascoltarsi da soli, in momenti di preparazione in cui si ha bisogno di carica o verso fine serata, quando la propria parte razionale smette di
dominare impudentemente. Sono canzoni che formicolano le corde dell’anima più profonda, che smuovono le fondamenta: hanno totalmente trasformato il mio mondo e mi auguro abbiano lo stesso impatto anche sugli ascoltatori.
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